Quali sono le piante più velenose per l’uomo?

Quali sono le piante più velenose per l'organismo umano? Conosciamole meglio per prevenire eventuali contatti con esse

In questo articolo faremo una lista delle piante più velenose per l’essere umano. Una mini guida per aiutarle a riconoscere, evitare spiacevoli contatti e salvarsi la vita. Bisogna fare attenzione alle specie velenose durante la raccolta delle erbe spontanee. Ogni volta che ci si avventura in boschi, foreste o campagne, è bene saper riconoscere le varie piante con cui si entra in contatto. Quella apparentemente più innocua potrebbe essere letale per il nostro organismo. Vi consigliamo di portare con voi sempre un buon erbario oppure rivolgervi a un esperto per il riconoscimento delle piante presenti nel luogo in cui vi recate.

Piante velenose: la mancinella

Nonostante l’aspetto innocuo, la mancinella (Hippomane mancinella) è una delle piante più pericolose che si conoscono. Velenosa in ogni sua parte: dalla corteccia fino ai frutti. Come informa Sciencealert.com, tale pianta si è guadagnata anche il poco lusinghiero nome di “albero della morte”. Le sostanze contenute nei suoi rami, quando vengono spezzati, possono portare a irritazioni oculari o cutanee. Anche i suoi frutti sono velenosi e possono arrecare problemi respiratori, gastointestinali e gonfiore alla gola.

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Stramonio comune

Lo stramonio comune (Datura stramonium) è conosciuto anche con l’inquietante appellativo di “erba del diavolo”. Come informa Greenme, tale pianta, caratterizzata dai caratteristici fiori bianchi a campana, appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Si tratta di una pianta particolarmente velenosa a causa della presenza di alacaloidi, concentrati nella maggior parte all’interno dei suoi semi. Può causare effetti allucinogeni. Nel caso in cui venga ingerita provoca nell’organismo effetti come nausea, crampi, dolori addominali e, addirittura, la morte.

Aconito napello

L’aconito napello è una pianta erbacea della famiglia delle ranunculaceae caratterizzata da fiori che ricordano nella sommità un elmo antico. Si tratta di una delle piante più velenose che possono essere trovate in Italia. Sorge perlopiù sulle Alpi. Il suo nome deriva dal greco e il suo significato è proprio “pianta velenosa”. La letalità dell’aconito napello è conosciuta fin dai tempi antichi. Le lance erano intrise del suo liquido velenoso. I sintomi che tale pianta può causare allorganismo sono vomito, diarrea e battito cardiaco irregolare.

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Eupatorium rugosum

L’eupatorium rugosum è una pianta originaria degli USA. La stagione di fioritura è quella estiva e può raggiungere anche il metro a mezzo d’altezza. L’aupatorium è caratterizzata per contenere al suo interno un’alta quantità di una sostanza chiamata tremetolo, dalla forte tossicità. Il tremetolo è presente nella pianta, soprattutto, negli steli e nelle foglie. I sintomi che provoca, se entra a contatto con un organismo umano, sono tremori, crisi cardiaca e, a volte, anche la morte. Il latte delle mucche che la ingeriscono può essere contaminato dall’eupatorium rugosum.

Tasso

Il tasso è un albero sempreverde, caratterizzato da una crescita molto lenta. Spesso si presenta come un arbusto e può raggiungere al massimo i venti metri di altezza. Insomma, un vero e proprio gigante naturale. La pianta è velenosissima, a cominciare dalle bacche. Il tasso ha in sé alcaloidi cardiotossici, tra cui la tassina. Sull’uomo e su alcuni animali ha effetti paralizzanti e narcotici. Molto pericolosa, può provocare la morte di un individuo tramite paralisi all’apparato cardiaco o respiratorio.

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Ricino

Il ricino (Ricinus communis) è tristemente conosciuto per l’epoca in cui veniva maggiormente usato, il Fascismo. Da tale pianta veniva ricavato il famoso olio usato dai miliziani fascisti per torture fisiche e psicologiche. Come leggiamo dal portale Memorie in cammino, il primo a utilizzare tale olio fu Gabriele D’Annunzio durante l’occupazione di Fiume. In realtà, il ricino non è pericoloso, ma lo sono i suoi semi. Essi, infatti, se masticati, fanno fuoriuscire una sostanza dall’alta tossicità, che può provocare la morte di un organismo.

Belladonna

La belladonna è una pianta molto nominata nella letteratura, tanto da dare il nome a un film cult d’animazione giapponese giunto anche in Italia (ma introvabile): Kanashimi no Belladonna. L’ingerimento delle sue bacche possono provocare intossicazione e anche il decesso. Sono velenose anche le foglie di tale pianta. I segnali di avvelenamento da belladonna sono vomito, bocca arida, prurito, sensibilità delle pupille alla luce e allucinazioni. È usato in dosi minimali in ambito omeopatico per trattare alcuni disturbi.

Abro

L’abro è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabacee. Tale arbusto è maggiormente presente nelle aree dei Tropici. L’abro è caratterizzato dalla presenza di bacche di colore rosso, con delle estremità dall’inquietante colore scuro. Se ingerita, questa pianta può portare alla morte. Per causare il decesso sono sufficienti tre microgrammi della sostanza tossica in essa contenuta, l’abrina. L’abrina è pericolosissima in quanto va a inficiare un’attività importantissima del nostro organismo: la sintesi proteica.

Cicuta

E terminiamo questo articolo con quella che è probabilmente la pianta più famosa della storia, la killer di uno dei più grandi filosofi greci, Socrate. Signore e signori, vi presentiamo la cicuta. Tale pianta appartiene alla famiglia delle Apiaceae e può crescere fino a quasi 1.800 metri di altezza. Velenosissima, se usata in minime dose con essa possono essere prodotti farmaci analgesici. La cicuta è mortale per la presenza di almeno cinque sostanze tossiche presenti in essa, chiamate alcaloidi. La più alta quantità di veleno è concentrata nei frutti verdi di questa pianta.

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