La malattia di Parkinson non ha cura ma esistono trattamenti che riescono a controllarne i sintomi come la Levodopa, il farmaco attualmente considerato più efficace per trattare la sintomatologia del morbo. Un nuovo studio potrebbe, però, aver scoperto un modo per rallentare l’avanzamento dei sintomi motori del Parkinson. Sembrerebbe che un farmaco utilizzato contro il diabete di Tipo 2 riuscirebbe grazie al principio lixisenatide a rallentare la progressione della malattia confermando la teoria che la condizione ha un collegamento con l’insulino-resistenza.
Parkinson, uno studio rivoluziona il trattamento della malattia
Lixisenatide ed exanatide sono utilizzati da tempo contro il diabete ma ultimamente sono diventati noti perché corre voce sui social che facciano perdere peso. Ora potrebbero rivelarsi utili per contrastare la progressione del Parkinson. I ricercatori hanno somministrato ai volontari sia i medicinali contro il morbo che lixisenatide o placebo per un anno. I risultati sono sorprendenti.
I pazienti che hanno ricevuto il farmaco contro il diabete non hanno mostrato progressione dei sintomi al contrario di chi ha avuto il placebo ed è peggiorato di tre punti nella scala volta a misurare l’avanzamento della malattia neurodegenerativa che comporta tremori, demenza, rallentamento dei movimenti volontari. Seppur minima, per gli scienziati la differenza è clinicamente significativa anche perché è rimasta tale anche trascorsi due mesi dalla fine del test e dopo la sospensione dei farmaci contro il Parkinson.
Purtroppo l’assunzione di lixisenatide ha degli effetti collaterali come nausea e vomito ma i risultati sono incoraggianti anche se si parla di cauto ottimismo. Serviranno altre ricerche per capire se è realmente il farmaco contro il diabete a rallentare la progressione della malattia e qual è il dosaggio consigliato.