Missili dal Libano contro Israele, esercito risponde e apre il fuoco: 4 morti

Scontri a fuoco al confine tra Israele e Libano: tre feriti israeliani e quattro morti libanesi. Camion ancora fermi al valico di Rafah in attesa di raggiungere la Striscia

Si scalda il confine tra Libano e Israele, a pochi passi dalla Linea Blu, ossia la linea di confine stabilita più di vent’anni fa dalle Nazioni Unite per permettere all’esercito israeliano di abbandonare il paese. Ora con l’esplosione delle ostilità tra Hamas e Israele, la zona continua a ribollire e sono molti coloro i quali pensano che lo scontro a viso aperto con Hezbollah sia imminente, sebbene da una parte e dall’altra continuano a predicare calma. Ma il bilancio dei morti e dei feriti al confine israelo-libanese di questa prima settimana di riacutizzazione del conflitto continua ad aumentare.

Martedì mattina tre attacchi consecutivi, organizzati da Hezbollah, hanno di fatto riacceso questione: missili anticarro dal Libano hanno colpito dapprima la città di Metula, al confine con la Linea Blu, dove sono stati feriti tre israeliani, di cui due riservisti e un civile; successivamente un altro missile anticarro ha colpito una postazione militare a Margaliot, comunità non lontana da Metula, riferiscono le IDF che continuano a sparare colpi leggeri lungo la linea del confine. Anche il kibbutz di Yftah, riferisce il portavoce delle IDF Daniel Hagari, sarebbe stato colpito da altri missili.

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In risposta agli attacchi le forze armate israeliane hanno ucciso quattro persone che, secondo loro, si stavano per infiltrare e oltrepassare il confine. Secondo l’esercito israeliano, i quattro stavano tentando di piazzare dell’esplosivo su un muro. Con l’ausilio di telecamere di sorveglianza hanno notato dei movimenti sospetti e sono intervenuti massicciamente tramite l’utilizzo di droni. A conferma dell’operazione lampo è stato reso noto un video nel quale si vedono quattro persone essere colpite dall’alto.

Nel frattempo, a livello diplomatico continua a far discutere la questione del valico di Rafah, l’unico punto d’accesso che consentirebbe agli sfollati della Striscia di Gaza di rifugiarsi in un territorio al sicuro e lontano dai bombardamenti israeliani, ipotesi più volte evocata in coro da tutti gli operatori umanitari presenti lì. Tale passaggio di frontiera, tuttavia, rimane ancora bloccato mentre centinaia di camion pieni di aiuti umanitari sono pronti per essere spediti ai palestinesi. Ma fino a quando l’Egitto non troverà un accordo con Israele il valico rimarrà parzialmente inaccessibile, con il Cairo che continua a sostenere che i bombardamenti israeliani degli ultimi giorni diretti sulla Striscia hanno danneggiato il lato del valico palestinese.

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Colloqui tra i due paesi ce ne sono stati lunedì ma finora non si è arrivati a un punto di incontro per dare il via libera ai camion degli operatori umanitari già pronti per prestare soccorso ai civili di Gaza. “Gli sforzi mezzi finora in campo non hanno prodotto risultati”, ha detto il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry il quale, facendo riferimento agli accordi firmati nel 2007 tra Tel Aviv e Il Cairo, ha aggiunto che spetta a Israele consentire l’apertura della parte del valico palestinese.

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